CHIESA VIVA
   
 

L’ELETTA

DEL DRAGONE

       
 

 

L’INIZIAZIONE MASSONICA

Là, mi dissero che dovevo subire le prove per l’iniziazione non a Parigi, ma aVille-d’Avray, dove la Loggia aveva fatto acquisto di un nuovo locale, specialmente arredato per questo genere di cerimonia. Dopo esser stata rinchiusa e lasciata per sette giorni in una cella buia, a pane e acqua, superata la prova, dopo alcune settimane ha luogo il rito d’iniziazione che culmina con la seguente cerimonia: Lentamente mi diressi verso il Mostro dalle sette teste e mi inginocchiai davanti a lui. Garfield, accompagnato da Thiénet e da Grévy, venne da me e m’interrogò con solennità:

“A quale religione appartiene lei?”

“A nessuna.”

“In quale religione lei è nata?”

“Nella religione cattolica.”

“Rinuncia lei alle credenze di questa religione?” “Non ci ho mai creduto.”

Mi presentarono un crocifisso abbastanza fragile. “Lo spezzi, se lei crede questo segno assurdo!” Lo feci senza esitare, e gettai i pezzetti per terra nella sala.

Portarono al Grand’Oriente un catino pieno di acqua rossa di sangue. Si prostrò fino a terra, recitò parecchie formule latine con cui pretendeva cancellare dalla mia anima il carattere e la sozzura del battesimo, e mentre i suoi due assistenti prendevano ognuno un lembo della mia toga, Garfield mi versò, con un piccolo boccale, alcune gocce di quel liquido sulla testa, dicendo: “Che lo Spirito Supremo, che ci governa, lavi, col suo potere infinito, la macchia impressa sulla tua fronte e che ti ha resa la schiava del più vile signore. (......). Che tutto in te sia di Lui, persino il tuo stesso essere, affinché tu non viva più che della sua propria esistenza.”

Il Grand’Oriente si prostrò a sua volta davanti al Dragone, si alzò grondante disudore e, con ogni sorta di istanze, supplicò ancora una volta lo Spirito di apparire. Quasi un’ora trascorse in questa sup-plicazione accanita, lenta, lugubre e tuttavia straziante come un mistero antico.

Ad un tratto gettai un grido. Afferrata, sollevata da una forza invisibile, sarei precipitata nel vuoto, ma lo Spirito mi sosteneva nello spazio, mentre alle mie orecchie risuonava la voce, ritrovata, di Colui che d’or in poi era il mio Beneamato.

Che minuto straordinario!

Tuttavia, lo Spirito mi aveva riposto dolcemente a terra coprendomi con le sue ali, in modo tale che di me non si vedeva che la testa e un lembo fluttuante della mia veste, e mi ritrovai in piedi, di faccia al “mannequin” coperto dalla tiara.

Lo Spirito mi fece, lui stesso, scoronare quel simulacro, poi, armandomi di un arco, mi aiutò a trapassare con una freccia il suo petto. Spingendomi sempre, arrivai al “manichino” reale, gli tolsi il diadema e ne stritolai ad una ad una le gemme, come faceva Mazzini nel suo grande ritratto in piedi nella Grande Loggia ottomana.

Gli spezzai lo scettro sulle spalle e con un pugnale gli trapassai il cuore.

Come si vede, avevo fatto grandi progressi in questa scuola del delitto che è l’Alta Massoneria e non provavo più né noia né ripugnanza a piegarmi a queste cerimonie brutali, e neppure a quella avversione istintiva della sensibilità così naturale alle donne. Agivo in una specie di incoscienza.

Quanto all’assistenza, essa era beante di sorpresa! Secondo il cerimoniale, il Gran Maestro deve accompagnare e guidare l’Iniziato attraverso quel rituale complicato; invece, con me, lo Spirito stesso volle servire da Iniziatore. Egli stesso mi presentò ancora un largo catino pieno di sangue, mi ci fece temprarele mani e mi condusse al centro della Loggia, dove recitai la formula destinata a suggellare l’ammissione.

Poi, rovesciandomi la testa all’indietro, mi soffiò nella bocca, e mi sentii come animata da un fuoco vivo che divorò tutto il mio essere, infondendo al mio debole corpo una forza che mi rinnovellava tutta quanta.

Posseduta!...Ahimè! Questa volta io ero proprio letteralmente e intiera-mente posseduta dal Maledetto!

Sul registro scrissero il mio nome, la mia età, i principali servizi resi durante la mia Affiliazione, la data della mia Iniziazione. Vi apposi sotto la mia firma, il Grand’Oriente, la sua. I sei Cavalieri dell’Asia e i sei Iniziati firmarono dopo, e fu sigillato del sigillo della Bestia.

Quanto al foglio di carta, vidi che era disegnato con differenti segni massonici. Mi fecero una piccola incisione all’indice della mano destra, vi applicarono un minuscolo cachet portante il segno del Dragone; poi, con la penna intinta nel mio sangue, ripassai sopra, uno a uno, i segni tracciati sul foglio, come fosse un modello, e firmai col mio sangue il mio nome.

Quei segni volevano dire:

Io rinnego la Trinità, il Sacrificio della Croce, la Religione Cattolica, e il Dio uno. Rinnego tutti i misteri non rivelati dallo Spirito, ogni opera che non emana da lui. Io mi abbandono a lui tutta intera, liberamente, corpo e anima. Io lo prego di possedere la mia intelligenza, la mia volontà, la mia memoria come suo esclusivo dominio.”

Quando la cerimonia ebbe fine, io incominciai a sentire la stanchezza.

 
 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
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