CHIESA VIVA
   
 

L’ELETTA

DEL DRAGONE

 

       
 

LA CAMERA DELLE TORTURE

Durante un’altra visita in Loggia, Clotilde, contravvenendo agli ordini di suo padre e spinta da curiosità, lo segue dopo averlo visto sparire dietro una porta segreta; ma viene subito scoperta.

Invano mi scongiurò di tornare indietro, di desistere dall’idea funesta di accompagnarlo più oltre.

“No, non insistere! ho deciso. Sai bene che io non fiaterò: non devi temere nulla. Da tempo ho dei sospetti su quelle che voi chiamate agapi fraterne: voglio sapere tutto, e lo saprò.”

Per un labirinto di corridoi e di scalette secondarie, discutendo, arrivammo a un sotterraneo basso a volta.

“Basta; resta qui: a che serve mostrarti questo spettacolo? Ho paura di spaventarti!”

Fissai mio padre con uno sguardo sferzante: “Dove vai tu, nulla mi spaventa!”

Aprì, senza prevedere lui stesso tutto l’orrore dello spettacolo.

Ci trovammo entro una cripta, tutta piena di strumenti di tortura. Mi venne la voglia di sorridere come dinanzi un’attrazione di teatro; ma per terra vidi giacenti pezzi umani, ancor sanguinolenti o scarnificati: mani, piedi, braccia, teste; e da quel macello esalava un puzzo abominevole di carnaio.

In quell’orrido scenario, ecco, vidi due fantocci, ritti, uno di faccia all’altro, con la tunica macchiata di sangue. Uno di essi, sul capo, portava la corona, l’altro la tiara. Accanto uno stiletto, alcuni pugnali col sangue raggrumato.. tutto testimoniava che tali armi omicide non avevano colpito gabbie di vimini o vesciche piene di carminio, bensì carne viva e umana; e quella coppa che offrivano le Ninfe, in quei luoghi maledetti, ai grandi redentori dei popoli, non era una metafora, era una realtà, una coppa cioè di sangue ancoracaldo di vittime assassinate.

A dispetto dell’orrore suscitatomi dal mio primo “choc”, la sètta degli Illuminati s’ingrandiva nella mia immaginazione, e mi appariva come lavata, in quel sangue, dal ridicolo e dalle sozzure degli agguati di parata. Dietro il velo di commedia, finalmente intuii la sua perversità satanica e l’esistenza del reale terribile segreto, da difendere e vendicare a costo di tanti assassinii consumati nell’ombra.

Quasi quasi, non mi era più così indifferente diventare la soggetta e forse la Regina della Sètta terribile, che osava mettere in opera tali mezzi.

Dopo alcuni giorni, Clotilde, sempre più umiliata e frustrata da chi le avrebbe dovuto invece essere più tenero e vicino, prende una risoluzione:

“Si, io sarò massona, poiché la fatalità mi ci spinge con implacabile ferocia; ma massona per impadronirmi del potere e dei segreti, e ritorcerli contro tutti gli strumenti della mia disgrazia. D’ora in poi e ormai senza Dio, senza genitori, senza amore, avevo levata la mano e gridato nell’aurora: “Odio e vendetta, Voi sarete per sempre il mio Dio!

 

 
 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
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