CHIESA VIVA
   

 

 

 
 
 

 

 

 

Conoscere la Massoneria

 

Chiesa Viva n°395

La ferocia inaudita e il “profondo mistero” dei supplizi risevati a chi si rifiuta di eseguire l’ordine di assassinio sono pari a quelli riservati a chi rivela le attività della Loggia.

La Bersone ce ne dà un esempio:

«T... aveva per amante una donna maritata. Una sera un po’ ubriaco, si lasciò sfuggire, in sua presenza, alcune parole riguardanti l’attività segreta della Loggia. Ella cercò di intrattenerlo un po’ su tale argomento, ma T... lungi dal soddisfare la sua curiosità, le fece giurare di custodire un silenzio sepolcrale. La giovane donna era di natura leggera e di giudizio limitato e non si poté trattenere dal raccontare la sua avventura ad un uomo politico della sua parentela. Costui, che apparteneva al Gran Congresso, denunciò T... che, per difendersi accusò l’amante.

Attirata la donna con un tranello, ella fu rinchiusa nei sotterranei della Loggia dove, piangendo e gridando, rimase prigioniera per un mese. Poi, si istruì il suo processo al capitolo: Leon Say era il suo, cosiddetto difensore, T... il suo accusatore, che, per farsi perdonare dalla Loggia, pronunciò contro la sua amante sbalordita, mezzo pazza di sorpresa e di terrore, un’odiosa requisitoria.

Sette palle nere la giudicarono colpevole e si trattava di pronunciare la sentenza, quando lo Spirito, improvvisamente, s’incaricò di pronunziarla e di eseguirla.

Un lampo solcò la sala, un colpo di tuono rimbombò e una musica funebre incominciò a suonare, mentre il Dragone si precipitava sulla disgraziata. L’afferrò, la strinse con una sola delle sue zampe mostruose, la lanciò nello spazio. Ella ripiombò a terra, folle di terrore, sforzandosi di fuggire quell’orribile Bestia; questa, con un salto ritornò sulla vittima, la lacerò con i suoi artigli. La disgraziata è ridotta ad una piaga sanguinolenta: i pezzi di stoffa e i capelli strappati si intridono lungo tutto il corpo con quella carne seviziata. Un colpo in pieno petto la fa vomitare sangue. Agonizzante, la donna domanda invano una goccia d’acqua. Il Dragone, per finirla, la scaglia a più riprese contro il muro, tanto che il viso, diventa una poltiglia irriconoscibile. Alla fine, vedendola esanime, si scaraventa sul cadavere e, con le molteplici corna in avanti, la trafigge con mille colpi»1.

La Bersone ci racconta un’altra interessante manifestazione dello Spirito che guidava la Grande Loggia: «Una notte, mi decisi a supplicare il Dragone di illuminarmi sull’opportunità di indire una seduta straordinaria; idea proposta dall’alto Iniziato Thiénet e unica negli annali della Loggia.

Dopo un’evocazione di quasi tre quarti d’ora, ebbi la sorpresa di assistere ad una manifestazione tutta nuova dello Spirito. Prima di tutto, i molteplici occhi del Dragone di marmo si animarono e gettarono fiamme, mentre il resto del corpo rimaneva immobile e senza metamorfosi.

Poi, d’improvviso, vidi lo Spirito, non più solo, ma diviso in tre forme, identiche insieme e separate, come le tre personificazioni della Santissima Trinità di Dio! Il Dragone, la Bestia e l’altra Bestia a sua immagine, tutte e tre non facenti che una.

La prima di queste ipostasi, in parodia, sembrava essersi impadronita delle mie potenze intellettuali; la seconda, delle facoltà affettive della mia anima; la terza, delle forze sensibili e del corpo.

La prima mi spingeva soprattutto alla rivolta contro ogni potenza contraria alla sua; la seconda, a ogni sorta di desideri contrari al bene; la terza, a una certa voluttà dei sensi, tendente alla mollezza, al riposo, all’assopimento.

Io cercavo invano, in questo stato, di seguire un’idea mia propria: io non cercavo neppure più la risposta alle mie domande. Ero come legata, al punto di temere di aver perduto ogni facoltà di ritrovare la libertà dei miei movimenti e la mia personalità. Spaventata, gettai un grido che nessuno intese, perché ero sola nella Loggia. Un tremito convulso s’impadronì di me, e finii per svenire. Gli Spiriti, allora, mi lasciarono dicendo: “Va’, e agisci secondo il tuo desiderio. Io parlerò per mezzo tuo, ne faccio il mio stesso affare”.

Forte di tale promessa e dell’interpretazione favorevole che Thiénet mi diede della forma bizzarra delle apparizioni, accettai di appoggiare il suo progetto»2.

Questa testimonianza è eccezionale! È la visione della “Santissima e Indivisibile Trinità” massonica: il Dragone, la prima Bestia e la seconda Bestia, ad immagine della prima, descritti nel capitolo XIII dell’Apocalisse!

Il Dragone è Lucifero; la prima Bestia è il vertice del potere politico, rappresentato dall’“Imperatore del Mondo”; la seconda Bestia, ad immagine della prima, è il vertice del potere spirituale-religioso, rappresentato dal “Patriarca del Mondo”.

Ignara di questa “Triplice Trinità blasfema”, la Bersone con le parole: “l’interpretazione favorevole che Thiénet le diede della forma bizzarra delle apparizioni” suggerisce che Thiénet fosse consapevole di questa “Triplice Trinità”.

Ma chi era Thiénet? Ce lo dice la Bersone stessa: «Thiénet, capo dei tre “Rischiarati” (“alti Iniziati speciali”) solo detentore dei segreti mistici, occupava il più alto posto esoterico del Nono Girone (il più elevato) e, forse altrove, un posto di primo piano presso la Loggia Suprema...»3.

1 Cfr. Clotilde Bersone, “L’Eletta del Dragone”, pp. 252-253.

2 Idem, pp. 236-237.

3 Idem, pp. 222, 191-192.

 
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