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Chiesa Viva n°354

 

AUTENTICITà DEI “PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION”

Il finale, dunque, del processo di Berna era terminato con uno scacco totale delle intenzioni perverse della cricca giudaica. I “Protocolli” resteranno un documento che, grazie proprio a questo processo, sarà riconosciuto più che autentico e che il giudaismo, pur di rigettare tale autenticità, non aveva trovato di meglio che di incitare un magistrato ad emettere un giudizio erroneo, appoggiandosi, per di più, su di un articolo non applicabile della legge, violando la stessa procedura e utilizzando dei dati inesatti.

Negli scritti antisemiti si è fatto spesso valere - e questo per dimostrare l’autenticità dei Protocolli - che la politica giudaica vien fatta, su tutta la linea, secondo le direttive e i princìpi che vi si trovano enunciati in questo libro dei “Protocolli”. E questa coincidenza è servita come punto di partenza per numerose pubblicazioni.

Alfred Rosenberger ne ha fatto uno studio assai approfondito in uno suo libro: “Les Protocoles des Sages et la Politique Mondiale juive”. Si legga questa sua conclusione ineccepibile: «Le tesi e i documenti che noi stiamo per citare non lasciano sussistere neppure il più piccolo dubbio sull’analogia di pensiero che esiste tra i “Protocolli” e gli altri scritti giudaici. La politica attuale è conforme, in tutti i suoi dettagli, alle citazioni e ai piani conosciuti ed esposti nei Protocolli».

Le tesi dei Protocolli, del resto, concordano perfettamente con certi testi dei Profeti d’Israele, là dove parlano di una egemonia mondiale per Israele; e lo stesso dicasi per la concordanza perfetta con la dottrina dei Talmudisti e quella dei Cabalisti.

La loro autenticità, poi, fu riconosciuta anche da altri giudei, come, ad esempio, dallo scrittore austriaco Arthur Trebitsch, giudeo al cento per cento, ma di tendenze di forte antisemitismo. Nella sua opera principale: “L’Esprit allemand ou le Judaisme” (Vienna, 1921), sui Protocolli egli scrive che la loro esistenza gli era stata rivelata dalla brochure di Beck: «Non si può avere il menomo dubbio sull’autenticità del testo del libro “Les Sages de Sion”. Colui che, come l’Autore (i. e . Trebitsch) ha saputo presentire nei fini e le intenzioni di tutta la nostra vita economica, politica e spirituale, le idee esposte in questi documenti segreti, può garantire con certezza che si tratta indubbiamente di dichiarazioni autentiche che portano l’impronta dello spirito strisciante dei Giudei che aspirano all’egemonia del mondo; così autentiche e così vere che mai alcun cervello ariano - anche se l’odio antisemitico lo spingesse alla falsificazione e alla calunnia - sarebbe mai stato capace di concepire, in alcun modo, questi metodi di lotta, questi piani, queste astuzie e queste frodi». (p. 74).

L’aspetto più interessante, circa l’autenticità dei “Protocolli”, è che questi sono quasi una copia identica di un altro documento che risale al 1773, un documento che si pone lo stesso fine di dominio mondiale ebraico e che ricalca i metodi di lotta, di astuzie e di frodi che si trovano nei “Protocolli”.

Secondo Guy Carr, in “Servant”, 27 s, i Protocolli risalirebbero a oltre un secolo prima delle deliberazioni del Congresso di Bále (1897). «Le mie ricerche personali - scrive - mi hanno portato a pensare che i documenti pubblicati in Russia nel 1905 dal prof. Nylus, sotto il titolo “Il pericolo ebraico”, e da M. Mardsen in Inghilterra, nel 1921, sotto quello di “Protocollì dei Savi di Sion”, sono il “piano” a lunga scadenza degli Illuminati, quello che era spiegato da Mayer Amschel Rothschild ai suoi soci nel 1773 a Francoforte. Rothschild non si rivolgeva a dei rabbini o anziani; egli parlava a banchieri, industriali, uomini di scienza, economisti, ecc. Perciò, non è giusto imputare questa cospirazione diabolica e criminale a tutto il popolo ebreo e ai suoi capi religiosi».

Il Virion, nel suo studio: “Presto un governo mondiale”, documentatissimo, le cui affermazioni non sono state mai state né smentite né attaccate, scrive: «Il temporalismo ebraico... vagliato dai millenni,continuamente messo a punto secondo l’evoluzione e l’apressarsi della fine... “I Protocolli dei Savi di Sion” sono una di quelle rimesse a punto, parallela all’elaborazione del piano sinarchico... i “Protocolli” fanno parte di un tutto, ma parte essenziale, emanante dalle potenze ebraiche, ove la Kabala ha più credito che l’Antico Testamento» (Virion, 235).

 
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